Avete presente le lastre di eternit. Ecco, la prima tappa verso sud è stato esattamente come percorre una lastra di eternit in senso ortogonale alla sua ondulazione. Novantanove chilometri senza soluzione di continuità tra una discesa e una salita. Quota massima raggiunta 255 mt, quota minima 150. In questi 100 metri di dislivello, ripetuti incessantemente, ti giochi tutta la fatica della giornata. Giornata estiva, caldo, per fortuna secco, che non ti impasta i polmoni e che ti costringe a bere spessissimo se non vuoi collassare nei 36 gradi che ti avvolgono. Questo insieme ad un traffico non ostile, ma certamente non abituato ad avere ciclisti fra i piedi, é il prezzo da pagare per viaggiare sotto un cielo di un blu così intenso e brillante che non può che avere per contrasto un verde prepotente e rinfrescante, gonfio di uccelli che cantano dall’alba al tramonto. Una nota di prossimità sono i viaggiatori con zaini e sorrisi che incontriamo lungo la strada, intenti a convincere, con il pollice alzato, qualche auto che li avvicini al Sud. Li incrociamo, un saluto, un augurio è via. Senza che ti fermi a parlare sai già tutto di loro e loro sanno di noi. Viaggiatori.