Dopo la Patagonia, dove torneremo presto, la Terra del Fuoco è un altro nome evocativo di avventura, di fascino dello sconosciuto, di “fine del mondo” e ancora: Capo Horns, Ferdinando Magellano, Bruce Chatwin, i Fuegini Yamana o più semplicemente evoca un punto lontano che è bello tenere nel mondo mitico come qualche cosa da raggiungere.
Questa mattina è stato il momento giusto per sbarcare sull’Isla Grande de Tierra del Fuego. Dal traghetto ci separavano 20 km, dei quali 15 erano in direzione est, per cui andavamo ai 30 km/h senza pedalare.
Dopo il passaggio, gratuito, una gentile signora che ci offre il caffè perché siamo ciclisti e siamo italiani. Il paesaggio è desertico, quindi “pieno” di tutte le suggestioni che ti sei portato.
Il vento ci grazia, arriviamo in un piccolo paese Cerro Sombrero, votato all’estrazione del petrolio.
Una nota: in Cile, fino ad ora, abbiamo trovato solo persone gentili, mica cose da tutti i giorni. Hasta luego.